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Intelligenza Artificiale, robot al posto degli avvocati: succede anche in Italia

L’IA sta trovando applicazione in ambiti sempre più specifici, sostituendo gli umani in compiti precedentemente impensabili.

L’introduzione dell’intelligenza artificiale in vari settori professionali ha sollevato interrogativi e stimolato dibattiti su scala globale. Nel campo legale, in particolare, l’ipotesi che l’IA possa intervenire, sostituendo o affiancando gli operatori umani, è ormai una realtà concreta e tangibile. Questa prospettiva apre però scenari inediti per la gestione delle pratiche legali e ha il potenziale di cambiare profondamente la nostra relazione con la giustizia e le modalità di esercizio della professione forense. In Italia, poi, la situazione ha delle caratteristiche ben precise.

L’IA potrebbe presto arrivare anche negli studi legali – neuragate.it

L’adozione di soluzioni basate su IA nel settore giuridico si inserisce in un contesto di digitalizzazione accelerata, che vede queste tecnologia trasformare profondamente professioni storicamente caratterizzate da un’intensa attività intellettuale. Se da un lato questa evoluzione potrebbe sembrare minacciosa per la tradizionale figura dell’avvocato, dall’altro offre strumenti in grado di ottimizzare i processi, ridurre i costi e democratizzare l’accesso alla consulenza legale.

L’IA non si ferma più: rivoluzioni in arrivo anche in ambito legale

La notizia che ha accenso questo dibattito arriva dal Regno Unito, dove un’app di IA, “DoNotPay”, è stata utilizzata per assistere un “imputato” in una causa legale, suscitando ovviamente molta curiosità nell’opinione pubblica e, in alcuni casi, anche un po’ di preoccupazione. L’idea di essere difesi da un robot, soprattutto in contesti in cui si rischiano sanzioni o pene considerevoli, potrebbe non essere confortante per qualcuno. Per fortuna, però, l’introduzione dell’IA nel sistema giuridico italiano ha caratteristiche e limitazioni ben definite.

L’IA è già uno strumento molto presente negli studi legali – neuragate.it

Il caso emblematico di “DoNotPay” rivela come l’IA stia già svolgendo ruoli di consulenza legale da anni, in particolare per le contravvenzioni stradali. Questa applicazione, in breve, promette agli utenti di ridurre drasticamente i costi legali offrendo strumenti a basso costo per contestare multe.

In Italia, la possibilità di sostituire gli avvocati con sistemi automatizzati basati sull’IA è oggetto di una regolamentazione che impone limiti precisi. Per esempio, è permessa l’auto-rappresentazione legale solo in cause di valore inferiore ai 1.100 euro davanti al Giudice di pace. Questa specifica è stata prevista per limitare l’ambito di applicazione dell’IA nella rappresentanza legale.

Nonostante queste restrizioni, l’integrazione dell’IA negli studi legali e nei tribunali italiani è in crescita, con applicazioni che vanno dall’analisi di dati alla gestione di pratiche di routine, fino a sperimentazioni nel ruolo di supporto alle decisioni giudiziarie.

In ogni caso, è essenziale che l’innovazione tecnologica nel settore legale sia accompagnata da un’attenta valutazione delle implicazioni etiche e professionali. La collaborazione tra intelligenza artificiale e professionisti del diritto non deve essere vista come una minaccia alla professione o alla tutela dei cittadini, ma come un’opportunità per migliorare l’efficienza del sistema giuridico e la qualità del servizio offerto.

Paolo Pontremolesi

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